Refendum costituzionale: cosa cambia

L’attuale maggioranza di Governo, guidata dall’onorevole Matteo Renzi, ha promosso riforma costituzionale sulla quale è stato indetta, per il prossimo 4 dicembre, un referendum confermativo. La riforma, pubblicata nel n 88 della Gazzetta Ufficiale, si delinea in diversi punti il cui fine è quello di modificare l’assetto del nostro sistema parlamentare. Attualmente, e dal 1942, il nostro sistema parlamentare si è caratterizzato, rispetto ai sistemi esteri, per una sostanziale parità di funzioni svolte dai due rami del Parlamento: l’art 70 della Costituzione infatti riconosce pari poteri alla Camera e al Senato. Tale tipologia di sistema parlamentare viene tecnicamente definito come bicameralismo paritario, e nel nostro paese tale forma di sistema bicamerale ha spesso determinato un blocco nella capacità di governare il Paese.

LA RIFORMA

Il testo della riforma si articola su diversi punti, ognuno dei quali, presi nel loro insieme, intendono superare l’attuale bicameralismo perfetto, e approdare ad un bicameralismo imperfetto, in ragione del quale il Senato della repubblica subirà una serie di modifiche. Schematizzando, gli step della riforma saranno:

  • Riduzione del numero di senatori: dagli attuali 365 a soli 100 senatori;
  • Modifica della composizione del Senato: non più senatori eletti direttamente dal popolo, ma senatori eletti indirettamente tra i consigli regionali e i sindaci locali in un numero pari, rispettivamente a 74 senatori-consiglieri e 21 sindaci locali;
  • Modifica delle funzioni del Senato: il senato non sarà più co-protagonista della funzione legislativa (come attualmente è) ma svolgerà prevalentemente la funzione di fungere da anello di raccordo tra le decisioni della macchina statale e le esigenze delle singole realtà locali. Al senato saranno riconosciute nuove funzione (tramite al riformulazione dell’art 70 della costituzione) oltre che la funzione di eleggere il Presidente della Repubblica, i giudici del CSM e i giudici della corte costituzionale. Al senato sarebbe poi riconosciuta la possibilità di proporre modifiche alle leggi proposte dalla Camera, sebbene tali modifiche sono comunque soggette all’approvazione da parte della Camera stessa.

MODIFICA DEL TITOLO V

A tali modifiche strutturali del Senato, si accompagna un nuova sistemazione del titolo V della costituzione, già avvenuta nel 2001 con la legge costituzionale 3/2001. Tramite tale modifica, il Governo intende ridisegnare il reparto di competenze tra lo stato e le regioni, garantendo al primo il ritorno alla competenza in materie importanti come l’energia o le infrastrutture strategiche. La modifica del titolo V assicurerebbe al paese una maggiore omogeneità rispetto alle attuali differenze tra regioni e regioni dettata dall’autonomia decisionale riconosciute dall’art 117 della costituzione.